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Trezze San Pietro e Bardelli

Gli affioramenti rocciosi noti localmente come “trezze” sono caratterizzati da substrati di varia origine e con estensioni da pochi a diverse centinaia di metri. La natura geologica degli affioramenti rivela che non tutti sono assimilabili a biocostruzioni, ma esistono anche “lastrure” che derivano dalla cementazione di sabbie o rocce ad opera di gas metano. Le trezze costituiscono veri e propri hot-spot di biodiversità ricchi di microambienti e gradienti ecologici, rispetto al contesto monotono dei fondali del Nord Adriatico composti da fanghi intervallati da zone di sabbie medio-fini. Queste biocostruzioni svolgono un ruolo fondamentale per la riproduzione e lo sviluppo degli stadi giovanili e rappresentano nuclei di attrazione e protezione per numerose specie ittiche demersali e pelagiche. Questi affioramenti sono sede di riproduzione della verdesca e di altre specie squaliformi quali il gattuccio, la cagnetta ed il palombo. Il pregio ambientale e l’elevata biodiversità riscontrati pongono le biocostruzioni dell’Alto Adriatico all’attenzione del mondo scientifico oltre che di numerose categorie di stakeholders, in quanto si tratta di siti molto ambiti da subacquei e da pescatori. Le misure di protezione e conservazione proposte devono anche tenere conto delle forti pressioni antropiche che agiscono su questi ambienti, riconducibili ad alcune tipologie di pesca (in particolare turbosoffianti per la cattura di molluschi eduli bivalvi) e alla qualità della colonna idrica, che risente delle acque provenienti dai fiumi Tagliamento, Piave, Brenta, Po e dalle limitrofe lagune di Marane e Grado e di Venezia